I
comizi centuriati (in latino
comitia centuriata) furono una delle assemblee popolari della
Res Publica Romana, senza dubbio la più importante dal punto di vista delle competenze riservatele; vi si raccoglievano tutti i cittadini romani,
patrizi o
plebei che fossero, per esercitare i loro diritti politici e contribuire a determinare la vita dello stato. Delle tre assemblee con compiti deliberativi in cui il popolo romano saltuariamente si raccoglieva (oltre ai
comitia centuriata v'erano pure i
comitia curiata, i
comitia tributa ed i
concilia plebis) per guidare la politica dello Stato, questa era l'unica basata su un criterio censitario
timocratico (e anche
gerontocratico se si considera che i
seniores, gli anziani tra i 46 e i 60 anni, avevano una maggiore dignità politica rispetto agli
iuvenes, i giovani, compresi tra 18 e 45 anni), ovvero in cui i cittadini erano raccolti in gruppi sulla base del reddito (e non per genere o provenienza territoriale). Non a caso a quest'assemblea furono demandati i maggiori compiti di governo, il cui esercizio era riservato al popolo, che consistevano principalmente nell'elezione delle
magistrature maggiori (
censura,
consolato,
pretura), nella legislazione (spesso in comunione col
senato) e nella dichiarazione di guerre. I comizi centuriati avevano anche il ruolo di tribunale nel caso di condanna a pena capitale, nel giudizio del reato di alto tradimento e, almeno nel periodo repubblicano, fino alla fine del
II secolo a.C., nel giudizio d'appello sui condannati a morte (
provocatio ad populum).