Il termine
apocrifo,
traslitterazione del
greco απόκρυφος (ἀπό =
da + κρύπτω =
nascondere), indica "ciò che è tenuto nascosto", "ciò che è tenuto lontano (dall'uso)". In origine, il termine "apocrifo" è stato coniato dalle comunità che si servivano di tali testi, poiché erano libri che, in opposizione a quelli comuni, pubblici e manifesti, venivano esclusi dalla pubblica lettura
liturgica, in quanto ritenuti portatori di tradizioni errate e contrastanti quelle corrette e quindi accettate poi nell'uso liturgico. Oggi, nell'uso corrente, la parola è riferita comunemente alla tradizione giudeo-cristiana, all'interno della quale è stata coniata. In essa il termine 'apocrifo' assume il significato di testo non incluso nell'elenco dei
libri sacri della
Bibbia ritenuti
ispirati e pertanto non usato a livello dottrinale e liturgico. Visto che le differenti confessioni religiose hanno adottato diversi
canoni dei libri della Bibbia, la qualifica di apocrifo varia a seconda della confessione di riferimento.