Discepolo e successore di Diogene, fu maestro di Panezio intorno al 144 a.C. (Cic. de Divin. 1.3, de Off. 3.12). Plutarco lo cita insieme a Zenone di Rodi, Cleante e Crisippo di Soli come uno dei principali filosofi stoici (de Stoicorum Repugnantibus p. 144) e Cicerone lo ricorda per la sua acutezza (De Officiis 3.12). Della sua vita personale non si sa nulla.